Museo Minerario

CENNI STORICI SULLA MINIERA DI ZOLFO DI PERTICARA

Il bacino minerario di Perticara, per le favorevoli condizioni di affioramento della Formazione gessoso solfifera lungo il corso del torrente Fanantello, ha permesso di individuare e di estrarre lo zolfo fino dall’antichità. I riferimenti emersi da ricerche e da indagini archeologiche, accreditano l’inizio delle prime cernite superficiali del minerale ad opera degli etruschi, cui sono seguiti i romani insediati nel vicino municipio di Sarsina e i bizantini, i quali fino circa l’anno mille avevano ampia titolarità sul territorio, annesso all’esarcato di Ravenna.

I primi documenti cartacei che citano esplicitamente l’esercizio dell’attività mineraria a Perticara, sono del secolo XV e verosimilmente in questo periodo l’approvvigionamento dello zolfo era incentivato dalla scoperta della polvere pirica. Nel frattempo, particolarmente a Campiano di Talamello e a Novafeltria, si diffondevano i mulini per la produzione della polvere da sparo alimentati dallo zolfo di Perticara, dei quali rimane un raro esempio a Novafeltria, nei pressi del fiume Marecchia, dove ancora sono conservati l’edificio quattrocentesco e l’attrezzatura molitoria. Fino agli inizi del 1700 la pratica estrattiva, condotta con discontinuità, rimaneva nettamente subordinata rispetto alle più diffuse e preminenti attività agricole.

Dalla metà del XVIII secolo fioriscono numerose iniziative minerarie promosse da facoltosi possidenti terrieri, riunite alla fine del 1700 dalla famiglia Masi che rileva la titolarità di quasi tutte le piccole miniere diffuse fra i torrenti Fanante, Fanantello e Chiusa, dove la gessoso solfifera assume la sua massima estensione e potenza in affioramento. Il conte Giovanni Cisterni acquista dai Masi la miniera nel 1805 e provvede a riorganizzare più razionalmente la coltivazione, impiantando anche una raffineria degli zolfi sul porto canale di Rimini. In questo dinamico scenario produttivo, l’attività mineraria raggiunge a Perticara connotazioni proto – industriali (nel 1847 è introdotta la prima attrezzatura a vapore per meccanizzare l’estrazione dello zolfo dal pozzo Alessandro).

Circa alla metà del 1800 subentrano due imprenditori francesi, dei quali rimane l’omonima strada costruita per accorciare il percorso di trasferimento dello zolfo. La fallimentare gestione degli imprenditori transalpini, induce i principali creditori (bolognesi) a costituire una società anonima in accomandita che gestisce la miniera fino circa la fine del secolo.

Durante la gestione della società bolognese, la miniera di Perticara diventa anche centro di organizzazione di moti insurrezionali (Cacciatori del Montefeltro), che dalla Romagna si espanderanno verso le Marche permettendo di congiungere la nostra regione al nascente stato unitario. E’ quantomeno singolare, che fra gli azionisti della società mineraria bolognese, assieme a personaggi come Marco Minghetti, Rinaldo Signorini (osimano di origine) e Antonio Zanolini, vi fosse anche Gioacchino Rossini, titolare di una modestissima partecipazione azionaria che avalla l’ipotesi di una sua adesione all’impresa più per affinità ideologiche con gli altri azionisti che per motivi speculativi.

Fra la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento, la società bolognese cessa di esistere e i minatori, in questa problematica contingenza, già riuniti nella cooperativa di consumo decidono di formare anche una cooperativa di lavoro, attiva fino a quando la Trezza Romagna e la famiglia Albani si associano, acquisiscono il titolo minerario e diventano monopolistico soggetto imprenditoriale nel settore zolfi, avendo riunito sotto la medesima proprietà tutte le miniere marchigiane e romagnole.

Nel 1917 subentra la Montecatini, che esercita l’attività estrattiva fino al 1964, data di definitiva chiusura della miniera. L’estrazione dello zolfo, praticata per molti secoli nel bacino minerario di Perticara, ha assunto dimensioni rilevantissime, producendo un intricato reticolo ipogeo valutabile in quasi cento chilometri di gallerie fino alla profondità di 60 metro sotto il livello del mare, nell’ambito di una superficie fondiaria di 400 ettari.

LE INIZIATIVE MUSEALI

Il rilevante patrimonio di riferimenti testimoniali e di elementi di cultura materiale ereditati dalla miniera, rischiava di essere rapidamente distrutto se contestualmente alla dismissione dell’attività mineraria non fosse stato istituito a Perticara il Museo Storico Minerario. Inaugurato nel gennaio 1970, grazie al forte impegno della locale Associazione Pro Loco che ha raccolto le istanze di conservazione della memoria espresse dai minatori, il museo ha iniziato a esercitare la sua funzione commemorativa e testimoniale. A partire dai primi anni del 1980, il vasto scenario di elementi di cultura materiale ancora presenti sul territorio, ha stimolato l’aggiornamento della proposta testimoniale originaria, fortemente evocativa ma anche percettibilmente irrigidita in un impianto espositivo limitato dal confinamento degli spazi disponibili. Si è avviata così un’istruttoria museografica complessa, determinata a superare il preliminare approccio museologico staticamente commemorativo tramite il recupero e il riuso degli ambienti e degli eventi ereditati dalla miniera. I primi seriamente minacciati dal degrado, i secondi compressi dentro contenitori espositivi museali che ne limitavano, inevitabilmente, l’intenso respiro documentale.

Il fondamentale presupposto progettuale di trasferire il museo negli ambienti originali della miniera, ha cominciato a concretizzarsi nel 1989 con la concessione dei primi finanziamenti, per i quali hanno concorso Regione Marche, Provincia di Pesaro-Urbino, Comune di Novafeltria, Comunità Montana Alta Valmarecchia e Unione Europea (FESR – Obiettivo 2 per le zone industriali in declino - Regolamento CEE 2025 – Sottoprogramma 2 – Misura 3 – Valorizzazione del patrimonio culturale locale). Con queste prime risorse finanziarie, si è privilegiato il restauro del complesso immobiliare posto sul Cantiere Solfureo Certino, in condizioni di avanzato degrado e prescelto per avviare l’attuazione del nuovo progetto museografico.

Nel 1984 sono iniziate anche le indagini speleologiche all’interno dei cantieri sotterranei, incentrate lungo la discenderia Fanante e il livello zero, finalizzate a valutare la praticabilità di predisporre un percorso museale ipogeo. Aggiuntive risorse finanziarie, reperite tramite la Regione Marche col FESR – Regolamento CEE 2081 del 1993 – Obiettivo 5b – Asse 3- Sottoprogramma 3.2 – Misura 3.2.2 – Valorizzazione del patrimonio storico e culturale, hanno consentito nell’estate del 1998 di completare il restauro e gran parte della funzionalità dei fabbricati minerari del Certino, predisposti in tal modo a diventare la nuova sede del Museo Storico Minerario di Perticara. Gli interventi di allestimento museale, infine, hanno permesso di inaugurare la nuova sede il 22 giugno 2002, che rappresenta la prima fase di attuazione del progetto generale.

Le sezioni museali già allestite, dispongono uno spazio preliminare che attraverso la collezione mineralogico – petrografica introduce i concetti essenziali di formazione, composizione ed evoluzione della Terra. Questa sezione, nel proporre la grande varietà di minerali e di rocce reperibili sul nostro pianeta e gli usi che l’uomo ne ha fatto fin dall’antichità, stimola implicitamente a riflettere sul ruolo assunto dall’industria mineraria per conseguire le sostanziali trasformazioni che tanto hanno concorso a modificare le condizioni materiali dell’umanità. La seconda sezione si occupa di illustrare i caratteri geologici e giacimentologici del territorio, diventando utile introduzione per proseguire il percorso museale nella successiva sezione mineraria. In questo spazio, il primo approccio è dedicato al corredo del minatore, sostanziale supporto per affrontare la discesa nel sotterraneo (collezione di lampade, maschere, caschi, utensili di lavoro, vestimenti). Il percorso museale prosegue con la rappresentazione degli ambienti di lavoro e l’assortita distinzione di ruoli che la compagine dei minatori svolgeva nel processo estrattivo.

La sezione mineraria si completa con l’illustrazione delle fasi di fusione del minerale e quelle di trasporto dello zolfo greggio (cantieri esterni, teleferica), mentre nella contigua sala argano prossima al castello del pozzo Vittoria ancora in piedi e all’omonimo pozzo di estrazione, è trattato il tema della veicolazione di uomini e di materiali in ingresso e in uscita dalla miniera. La sequenza documentale della sezione mineraria, propone anche i reparti della falegnameria e delle officine meccaniche, i quali hanno svolto un ruolo affatto trascurabile per soddisfare tutte le esigenze di manutenzione degli impianti, di riparazione dei macchinari e più in generale di supporto al lavoro nei cantieri sotterranei. In questi spazi è esposta un’ampia e assortita rassegna di attrezzature.

Nell’ottobre 2005 è stata inaugurata la miniera didattica, un percorso in galleria scenograficamente ricostruito per illustrare la sequenza delle tecniche estrattive in un ambiente simile al vero, dove in piena sicurezza è possibile fare esperienza del sotterraneo.

Rimane in corso di attuazione, la sezione demoantropologica: importante per esprimere la dinamica e fervida organizzazione sociale ed economica della comunità dei minatori, dove si sono precocemente affermati profili culturali e modelli di organizzazione del tempo libero esplicitamente evoluti e spesso molto singolari. Nel museo sono inoltre già fruibili la biblioteca e l’archivio, dotati di una cospicua documentazione di esemplari originali (dai preziosi testi cinquecenteschi sulla mineralurgia ai documenti cartografici, epistolari e amministrativi della miniera di Perticara).

Nel museo è inoltre visitabile la sala della strumentaria scientifica storica. Corredata da un utile supporto informativo. Questa sezione identifica una delle opzioni di approfondimento tematico offerte dalla struttura museale. Contiene preziosi reperti che dal 1600 fino alla metà del secolo scorso, descrivono il percorso di affrancamento dell’uomo dalle primordiali incertezze di orientamento e di misura, fino al preludio di quella sofisticata evoluzione tecnica e tecnologica della quale oggi siamo ormai sempre più dipendenti fruitori. L’ampia e suggestiva sala conferenze ricavata al piano primo della ex centrale elettrica, dispensa diversificate possibilità di svolgere iniziative convegnistiche, formative e di supporto al museo per ogni necessità di approfondimento multidisciplinare.

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Orari/Biglietti
dal 22 Marzo al 30 Giugno
sabato e domenica e festivi 10:00-12:30 e 15:00-18:00
20 Aprile chiuso
dal 1 Luglio al 31 Agosto
giovedì e venerdì 16:00-19:00
sabato e domenica e festivi 10:00-13:00 e 16:00-19:00
dal 1 Settembre al 14 Dicembre
sabato e domenica e festivi 10:00-12:30 e 15:00-18:00

biglietti
interi €6,00
ridotti €4,50 (bambini 6-14 anni, gruppi min. 10p.)
scuole €3,00

Sulphur garantisce sempre le visite guidate nella miniera didattica.
Per gruppi, compatibilmente con le guide presenti al momento nel museo, servizio di guida compreso nel biglietto d'ingresso per tutto il percorso museale.